Storie dall'esilio e sogni rinviati

In un mondo pieno di esuli, di cui oltre 150.000 tibetani, questo libro non ha solo un significato storico, ma dà anche un volto umano al problema sempre più complesso delle persone costrette a lasciare le loro terre d'origine...

Tibetan Memories è il primo libro a presentare storie e immagini coinvolgenti di uomini e donne tibetani comuni in esilio. Attraverso le loro stesse parole, ascoltiamo la gravità della loro situazione e ogni storia è accompagnata da edificanti ritratti in bianco e nero delle persone raccontate e del Ladakh, dove trovarono rifugio dopo che i comunisti cinesi presero il controllo della loro patria nel 1959.

In un mondo pieno di esuli e rifugiati, 150.000 dei quali sono tibetani, questo libro non ha solo un significato storico, ma è anche attuale. Dà un volto umano indimenticabile al problema sempre più complesso e crescente delle persone costrette a lasciare la propria terra: secondo un recente studio delle Nazioni Unite, il numero potrebbe arrivare a 110 milioni.

Per incontrare le persone e scattare queste fotografie, il dott. Johnson e sua moglie Mirasol hanno viaggiato in tutto il Ladakh, visitando molti villaggi e parlando con decine di persone. La maggior parte di loro dovette abbandonare tutto quando fuggì: la famiglia, gli amici e gli animali, spesso i beni più preziosi e con i quali aveva un rapporto unico e simbiotico.
La situazione dei rifugiati tibetani nel Ladakh e nel resto dell'India, che registra la più alta concentrazione di rifugiati tibetani, è particolarmente straziante e difficile. Non possono diventare cittadini, possedere terreni o proprietà, né viaggiare liberamente all'estero, nemmeno all'interno dell'India. Sono inoltre esclusi dagli impieghi governativi o da altri impieghi pubblici.

Eppure, come ha affermato il dott. Johnson racconta nelle sue fotografie e nei suoi racconti che tutti questi rifugiati sono straordinariamente resilienti, saggi e pieni di speranza. Hanno fatto della loro tragedia e della loro devozione duratura al loro leader spirituale, il Dalai Lama, e alla loro pratica buddista, fonti di forza che continuano a sostenerli. Con una fede incrollabile, continuano a credere che un giorno il Tibet sarà libero, pur convinti che perdere questa speranza rappresenterebbe il disastro più grande.

In questi tempi spesso difficili e bui in tutto il mondo, quando troppe persone sono incerte del loro futuro e preoccupate per il benessere futuro del pianeta, questi straordinari individui del Tibet ci mostrano il significato della speranza e del non arrendersi mai. Loro ci mostrano anche che ogni essere umano merita compassione, perché senza di essa il futuro dell'umanità è in pericolo.